Roberto Donadoni, ex giocatore del Milan e oggi allenatore, alla vigilia del suo sessantesimo compleanno, ha parlato in esclusiva a ‘La Gazzetta dello Sport‘.
Nel corso dell’intervista ha ripercorso le tappe della sua carriera, dal suo arrivo al Milan nel 1986, primo colpo di Silvio Berlusconi: “Bortolotti, presidente dell’Atalanta, aveva deciso di vendermi alla Juve ma io, supportato dal direttore sportivo Previtali, spinsi per il Milan. Tifavo per loro…”.
E sul ritorno al Milan da allenatore: “Ci andai vicino nel 2019, dopo l’esonero di Giampaolo. Mi chiamò Boban ma io ero allo Shenzhen, non me la sentii di lasciare in corsa. Sono una persona di parola. Nel ’96 ero in scadenza col Milan: mi proponevano un anno, io ne chiedevo due e mi accordai con i New York Metrostars. Feci un buon Europeo e Galliani mi chiamò: “Ti offriamo altri due anni”. Andai negli Usa. Nel 2017 Tavecchio mi chiamò per il dopo Ventura. Ero in ufficio con Fenucci e Bigon, lo misi in vivavoce: “Presidente, la ringrazio ma ho un impegno col Bologna e voglio onorarlo”.
Infine Donadoni su Christian Pulisic, nuovo acquisto del Milan: “È determinante, gioca ovunque, eccelle nell’uno contro uno, ti punta e ti salta. E segna dei gran gol, come a Bologna. Un po’ alla Donadoni, sì”.